È il 1979, il punk sta spopolando, una nuova generazione di artisti si è affacciata sulla scena musicale internazionale, cambiando definitivamente gusti, estetica e sonorità del tempo. Un nuovo genere che esprime al massimo i sentimenti dei giovani di quell’epoca, decisi a far sentire la propria voce, le proprie rivendicazioni, la propria rabbia.
È in questo contesto che esce London Calling, album destinato a diventare leggendario, così come la sua copertina, che più di altre
London Calling, che punk sia!
London Calling, uscito nel 1979, è il quarto album in studio dei The Clash. Non è quindi il primo lavoro della band inglese, ma è sicuramente quello di maggior successo. Con questo album, infatti, i The Clash si imposero anche nel difficile mercato statunitense. London Calling è un disco molto più complesso di quello che si può pensare, composto da ben 19 canzoni, scritte quasi tutte da Joe Strummer e Mick Jones, tranne tre brani accreditati ad altri componenti. Un numero quindi cospicuo di pezzi per quello che è inevitabilmente un doppio album, al cui interno la band riesce a mescolare sapientemente vari generi: dal punk, che domina, passando per lo ska, ma anche il reggae, arrivando a brani in cui prevalgono sonorità rhytm and blues, se non jazz, e in alcuni addirittura pop. L’uscita di London Calling mise d’accordo tutti, dalla critica al pubblico. Oggi si stima che l’album abbia venduto più di due milioni di copie in tutto il mondo diventando disco di platino sia nel Regno unito che negli Stati Uniti. London Calling è sicuramente l’album con cui i The Clash si sono affermati come una delle migliori band di sempre, portando allo stesso tempo il punk a livelli che forse non aveva mai conosciuto e che difficilmente raggiungerà di nuovo. Questa considerazione va oltre l’aspetto meramente tecnico, musicale, stilistico, perché il punk non è stato e non è solo un genere musicale, ma ha rappresentato negli anni ’70 e ’80 un ben preciso stile di vita.
London Calling: l’essenza del punk in una foto
Molto spesso, nella storia della musica, album iconici sono accompagnati da copertine altrettanto iconiche. Un discorso che vale anche per London Calling. Infatti, la cover del disco presenta una fotografia storica, che probabilmente come nessun’altra è riuscita a interpretare e catturare in un solo fotogramma l’essenza stessa del punk. Ma di cosa si tratta? La foto in questione, in bianco e nero rappresenta il bassista della band, Paul Simonon mentre distrugge il suo strumento, battendolo più e più volte con rabbia, impeto e vigore sul palco del Palladium, famoso club di New York. Lo scatto è datato 20 settembre 1979 la prima delle due date in cui i Clash si sarebbero esibiti nello storico locale della Grande Mela. Ma perché quel gesto che così bene incarna l’anima antiautoritaria e ribelle della band punk inglese?
Molti anni dopo l’autore di quell’eclatante gesto ha spiegato che la sua era essenzialmente frustrazione per come si era comportato il servizio d’ordine del locale, che non aveva fatto alzare in piedi il pubblico obbligandolo a restare seduti durante la performance del gruppo. Ovviamente, come ben capite, seguire un concerto punk seduti nel pieno dell’epoca punk, con uno dei migliori gruppi punk di sempre sul palco, non è proprio il massimo sia per chi guarda, sia per chi suona.
Insomma, una foto divenuta col tempo simbolo stesso dell’essenza del punk. Anche se, in realtà, al momento dello scatto nessuno lo avrebbe pensato.
Una foto iconica, tra amore e odio
Come dicevamo, la storia della copertina di London Calling non era segnata nel momento in cui Pennie Smith, fotografa britannica al seguito della band durante il tour negli Stati Uniti, immortalò il momento della distruzione del basso. Proprio la Smith ha dichiarato di non aver amato quella foto, e che addirittura si sia impegnata affinché il gruppo non la utilizzasse. Lo scatto, in effetti, non è perfetto dal punto di vista tecnico, risultando sfocato, proprio perché la fotografa stava cercando di non essere colpita dal bassista. Fu quindi una reazione istintiva quella della Smith, che ha dichiarato come se il dito avesse cliccato da solo. Tuttavia, la foto risultò così tanto iconica e rappresentativa che finì sulla copertina di London Calling. Questo grazie alle insistenze di Joe Strummer, che intuì come quello scatto fosse perfetto per rappresentare il disco e soprattutto il loro modo di fare musica, e di viverla. Quella cover è diventata così iconica che il Fender Precision (o quel che ne rimane) di Solomon è diventato un pezzo della collezione permanente del Museum of London.
Naturalmente, il lavoro non finì nel momento in cui Pennie Smith poggio il dito sulla macchinetta fotografica. La foto fu poi lavorata dal graphic designer Rob Lowry, che volle omaggiare il re del rock, colui che aveva sconvolto il mondo della musica per sempre: Elvis Presley. Lowry, infatti, inserì delle lettere rosa sulla sinistra della copertina, e un testo verde in basso. Gli amanti della musica avranno capito il riferimento: si tratta infatti della copertina di “Elvis Presley”, primo album di Elvis, anche quella frutto di uno scatto durante un concerto, a Tampla in Florida, nel 1955 (l’album fu pubblicato l’anno successivo).
Così i The Clash resero omaggio al re del rock: anche loro, in qualche modo, stavano cercando di cambiare la musica.